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Canzone per Piero è la 4° traccia dell'enigmatico album Stanze di vita quotidiana del 1974.
Questa canzone non può essere analizzata senza il contesto di un disco così particolare . Guccini dirà: « Lo incisi in situazioni psicologiche difficili. Avevo un produttore, Pier Farri, che mi sballottava da Roma a Milano senza il minimo motivo. Fu terribile al tempo, Pier era fissato con l'esotismo, le marimbe. Ares Tavolazzi, il bassista, se ne andò quando Pier gli chiese di eseguire "un suono giallo"... cazzo voleva dire?»
Come sappiamo Riccardo Bertoncelli scrisse all'epoca, commentando questo sfortunato album: "Guccini se ne esce fuori con un disco all'anno, ma si vede che ormai non ha più niente da dire";come ancora meglio sappiamo a questa recensione Guccini rispose scrivendo la canzone L'avvelenata(mi sono avvalso di Wikipedia). Più tardi i due si chiariranno l'un l'altro,anche se in realtà la storia darà ragione a Bertoncelli,che ancora oggi giustamente parla di Stanze come di un vaso di coccio fra due vasi di ferro(Radici nel 1972 e Via Paolo Fabbri 43 nel 1976).
Eppure...Eppure le tracce di questo lavoro emanano una "potenza etica" che a distanza di trenta anni, appare ancora più potente e granitica. Il vocione di Francesco si eleva qui al ruolo di predicatore laico delle miserie umane snocciolando rime e sentenze, dubbi e poesia. È vero, un arrangiamento caotico e percussivo in parte rovina le atmosfere dell'album, ma sono forse proprio quei suoni a rendercelo sospeso nel tempo, non come una nuvola, ma come un blocco di granito sospeso sulla nostra vacuità(dal sito http://www.debaser.it/recensionidb/ID_7199/Francesco_Guccini_Stanze_di_vita_quotidiana.htm).
Alcuni testi sono davvero straordinari,e col tempo ti entrano dentro solo se si ha la pazienza di metabolizzarne gli arrangiamenti.
E Canzone per Piero è uno di quei testi,anzi è la canzone che preferisco in questo disco,anche più della più conosciuta "Canzone Delle Osterie Di Fuori Porta".
Alcuni anni fa è stata inserita in una traccia di esame di maturità riguardo l'amicizia.(qui cè un intervista di un imbarazzato Guccini raggiunto dalla notizia http://guide.supereva.it/cantautori_/interventi/2004/06/163395.shtml )
Nel complesso è molto malinconica, così come tutto il disco d'altronde; un sentimento che non manca mai nelle opere di Guccini,ma qui siamo ai massimi storici!
Analizzato il disco,paradossalmente rimane ben poco da dire sulla canzone,se non ciò che già è ben espresso in un testo tutto sommato semplice. Guccini spiega: "Ci siamo conosciuti nel 1949 - ha raccontato - lui era venuto a Pavana in villeggiatura con la famiglia". Un'amicizia nata nell'estate di 60 anni fa e il cui ricordo resta nei versi: "Dopo l'inverno e l'angoscia in città, quei lunghi mesi sdraiati davanti, liberazione del fiume e dei monti e la linfa aspra della nostra età. Quei giorni spesi a parlare di niente, sdraiati al sole inseguendo la vita". Al centro della canzone la storia di due giovani amici alle prese con ansie e curiosità tipiche dell' adolescenza, come si legge nel testo: "Il mio Leopardi, le tue teologie esiste Dio? Le risate più pazze, le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze".
TESTO: http://www.stedo.it/poesie/guccini5.htm
N.B a 0:31 circa vicino a Guccini c'è un altro suo caro amico, non il sopracitato Piero,ma CENCIO di cui Guccini parlerà in un'altra bellissima canzone nel disco "Quello che non..." nel 1990.
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